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In ricordo di Tullio De Mauro

Tullio De Mauro è stato forse il più celebre linguista italiano degli ultimi decenni. Recentemente, dopo la sua morte avvenuta pochi giorni fa, è stato ricordato in molti modi, ma noi vogliamo farlo raccontando una parte specifica del suo lavoro che per noi ha significato molto.

I lettori di PASSin sanno già che uno dei nostri temi preferiti riguarda proprio l’accessibilità alla scrittura, per dare modo alle persone svantaggiate di potersi informare e di vivere una vita migliore, con più opportunità.
Quando abbiamo iniziato a formarci, la prima e più consistente esperienza italiana cui fare riferimento è stata la rivista “dueparole”, un mensile di scrittura accessibile degli anni ’90 che ha avuto come referente scientifico proprio Tullio De Mauro, assieme a un altro gruppo di linguisti più giovani tra cui Emanuela Piemontese.

La storia è questa. Agli inizi degli ’80 un gruppo di genitori con figli disabili e operatori socio-sanitari si rivolsero a De Mauro, allora docente di Filosofia del Linguaggio all’Università La sapienza di Roma, per cercare di risolvere un problema che avevano.
Durante gli anni ’70 e ’80 una serie di leggi avevano assicurato l’inclusione scolastica (integrazione si diceva allora) dello studente con disabilità introducendo, tra le altre novità, anche la figura professionale dell’insegnante di sostegno. In alcune parti d’Italia la cosa aveva funzionato molto bene, ma ora si poneva un problema nuovo: come le persone con disabilità avrebbero potuto vedere garantito il proprio diritto all’apprendimento e all’informazione dopo la fine del ciclo scolastico, una volta diventate maggiorenni?

Per rispondere a questo appello Tullio De Mauro e altri colleghi organizzarono nel 1983 all’interno dei corsi di scrittura che si svolgevano nei laboratori universitari alla Sapienza (i primi in assoluto in Italia), delle sperimentazioni di scrittura “controllata. Il controllo consisteva innazitutto nell'attenzione che lo scrivente aveva nei riguardi del proprio lettore, una sorta di scrittura al servizio del lettore si potrebbe anche definire; chi scriveva voleva farsi comprendere dal suo lettore, pensando a un pubblico non “generalista”, ma con bisogni specifici. 
Tante regole di scrittura che noi applichiamo, derivano da quei corsi che poi vennero sperimentati, sempre in quegli anni a Roma, nei centri di formazione professionale dove erano presenti studenti con deficit.

“dueparole” nacque proprio da queste esperienze; il mensile è uscito su carta dal 1989 fino al 1992 per poi proseguire solo on-line dal 2001 fino al 2006, poi è terminato. Negli stessi anni in molti Paesi del Nord Europa, collegati all’esperienza romana tramite progetti europei tra università, si sono sviluppati non solo mensili, ma anche settimanali finanziati a volte dai Governi; alcune di queste esperienze sono attive ancora oggi.

In Italia non esistono più strumenti informativi di questo tipo, ma solo esperienze di scrittura controllata applicate in vari ambiti come la semplificazione di testi burocratici, di natura tecnica, di opere letterarie.
Peccato, perché da noi se ne avrebbe un gran bisogno dato che questi strumenti non si rivolgono solo alle persone con disabilità ma, come sottolineava negli ultimi anni sempre più spesso Tullio De Mauro, ai tanti italiani che sono diventati analfabeti funzionali, cioè persone che nonostante un titolo di studio in realtà non sanno né leggere né scrivere in modo adeguato alla società contemporanea.

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