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Ecco come ho rivelato Cristo

Felice Tagliaferri è uno scultore affermato ed è anche un non vedente che con il tatto riesce a creare delle opere di marmo dal significato profondo

di Nicola Rabbi

immagine di felice tagliaferri che modella la creta

"Non hanno voluto farmelo toccare, perché il direttore del museo Cappella Sansevero a Napoli diceva che potevo rovinarlo; ma stiamo parlando di marmo, il 'Cristo velato' è un unico pezzo di marmo". Chi sta parlando è Felice Tagliaferri, è un artista, uno scultore e ha un'altra particolarità, è non vedente da quando all'età di 13 anni un'atrofia del nervo ottico lo ha colpito. Questo spiacevole episodio però diventa per lui l'inizio di una sfida che lo porterà a realizzare una copia dell'opera.
"Un collaboratore del Museo Tattile Omero di Ancona mi ha descritto centimetro per centimetro come era fatta la statua e, mentre lui parlava, io me la figuravo e creavo un modello in creta. Siamo stati per tre giorni praticamente chiusi in una stanza, poi, una volta uscito, ho impiegato due anni a scolpirla". L’ha intitolata il "Cristo rivelato", nel senso che, rifacendolo,  l'aveva velato per la seconda volta e ma anche che l'aveva reso accessibile, svelato, ai non vedenti che avrebbero potuto toccarlo a loro piacimento.



Felice Tagliaferri abita a Tavernelle, poco fuori Bologna, è uno scultore attivo da una ventina di anni che dal 2006 ha un suo atelier ne "La chiesa dell'arte", una piccola chiesa restaurata grazie ad una fondazione bancaria locale, che raccoglie le sue opere. “Lo scultore fa ciò che vede, lo scultore cieco vede ciò che sente” afferma Felice e in effetti è proprio così, le sue statue non sono solo da vedere ma anche da toccare e con il tatto ti accorgi del significato. Felice mi prende le mani e le porta su una palla di marmo bianco con un buco in mezzo. Poi me la fa percorrere con i polpastrelli fuori e dentro e mi dice: “Vedi fuori come è liscia ma dentro nel buco, profondo e difficile da raggiungere, diventa ruvida e tormentata” ed è un modo per farmi capire che quella palla rotta è l’uomo che fuori da’ una certa immagine, mentre al suo interno ne ha un'altra, ben diversa.

“Le mie statue poi permettono di toccare ‘cose’ che nessuno ha mai toccato” mi dice in modo enigmatico, poi mi fa tastare l’onda del mare, i capelli mossi dal vento, l’ombra dell’uomo e l’immagine nello specchio: in effetti tutte situazioni non afferrabili, se non grazie alle statue di Felice. Una grossa testa di Cristo bendato attira la mia attenzione: “Mi è venuto in un momento di ironia - spiega sorridendo - solo io cieco? No anche lui”. Questa testa sarà esposta prossimamente all’ingresso dei Musei Vaticani, cosa che farà del suo autore l’unico artista vivente presente nelle collezioni.

Felice fa anche un lavoro di sensibilizzazione sui temi della cecità e dei diritti delle persone con disabilità di vivere una vita piena e senza ostacoli. Recentemente ha lavorato con le scuole primarie all'interno del progetto "Apriamo gli occhi" per conto della CBM Italia (Christian Blind Mission).



Il suo ultimo progetto è invece dedicato alla Convenzione Onu sui Diritti delle persone con disabilità; lo ha concretizzato in un’opera dove una grossa risma di fogli di carta – la Convenzione appunto – è tenuta in posizione verticale da due mani: “Nello spazio bianco voglio la firma scolpita delle persone che hanno delle grosse responsabilità civili; un modo per dire, questa è la Convenzione, è una cosa pesante, come questa opera di marmo, vuoi impegnarti per farla rispettare?”. I primi che vuole incontrare saranno Mattarella, Riccardo Segni (rabbino capo della Comunità ebraica di Roma) e Papa Francesco e ci riuscirà di sicuro.

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