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Focus group: sogni e bisogni di comunicazione per persone con disabilità uditive

Focus group: sogni e bisogni di comunicazione per persone con disabilità uditive

di Isabella Ippoliti/

Abbiamo realizzato due focus group con gruppi di persone con disabilità uditive, alcune oraliste, altre segnanti. Ecco i risultati di questa prima fase del progetto.

La pandemia ha generato un radicale cambiamento sociale e nuove connessioni insieme a nuovi bisogni. Ha cambiato modo di lavorare, molti si sono trovati dall’oggi al domani a lavorare da casa senza alternative, in modo immersivo e con difficoltà di tecnologia e di ambiente (poco spazio, rumore domestico, cura dei figli e degli anziani), con difficoltà a conciliare le esigenze dei vari membri familiari o i single di vivere in uno stato di isolamento coatto. Tutto è stato molto veloce e con poca possibilità di abituarsi gradualmente a un modo di vivere caratterizzato dall’allontanamento dalle persone, dalla comunità e dagli spazi comuni di vita creando una diversa prossemica relazionale e di servizio. Proprio per questo motivo nasce il nostro progetto Pandemia e comunicazione per individuare quei bisogni e per supportare le persone che presentano delle disabilità sensoriali che devono gestire la quotidianità in tutte le varie articolazioni di vita e di lavoro. Il progetto vuole analizzare e sperimentare quelle tecnologie più rispondenti a venire incontro alle necessità delle persone sorde.

Quali tecnologie per comunicare per i non udenti e gli ipoudenti?
L’intento del progetto è mirato a mettere in pratica lo stato dell’arte delle tecnologie accessibili già disponibili ma da sperimentare meglio attraverso un approccio metodologico disciplinare che parta dal basso, dai bisogni delle persone sorde. Il tipo di intervento prevede un’azione di analisi attraverso l’organizzazione di alcuni focus group rivolti alle persone con limitazioni di udito allo scopo di rilevare i bisogni, le fatiche che una persona con tali difficoltà deve affrontare in una situazione di emergenza sanitaria come quello di una pandemia. Essendo la pandemia un evento di grave rischio sociale e non prevedibile questo ha generato un forte stress a livello sanitario e nell’organizzazione del capitale umano sanitario generando confusione e grande difficoltà soprattutto per la popolazione dei più fragili, gli anziani e le fasce più deboli come le persone con disabilità.

Le tecniche di ascolto e di rilevazione qualitativa come i focus group hanno cercato di far emergere all’interno del progetto nella fase propedeutica, dalle persone sorde i loro vissuti e il loro impatto della pandemia sulla loro quotidianità, questo non con l’intento creare pietismo o vittimismo ma di avere dalle persone alcune idee  di come vedrebbero l’ aiuto concreto portato delle tecnologie nella gestione della quotidianità, nell’assumere una funzione di supporto inclusivo e non di aggiungere ulteriore difficoltà. I focus group sono stati due e somministrati a due differenti gruppi di persone con disabilità uditive.

Cosa è emerso dai focus group
I focus hanno riportato da parte delle persone sorde, un forte impatto emotivo caratterizzato dal senso di isolamento e difficoltà a comunicare con il mondo circostante, ci sono le tecnologie ma sono ancora poco diffuse e poco conosciute all’esterno e per esterno si intende le Istituzioni, gli ospedali, i servizi territoriali. Si parla di invisibilità della sordità così invisibile che crea fraintendimenti e cattiva comunicazione, anche per esempio banalmente, nell’affrontare una visita dal proprio medico specialista. Alcuni intervistati parlano della necessità di avere un App uniformata a livello nazionale e non di mille soluzioni, le quali creerebbero solo confusione. Per esempio, le Asl o gli organi come la Polizia, i Vigli del Fuoco dovrebbero essere formati tutti allo stesso modo, si chiede anche un maggior coinvolgimento da parte dell’Ens (Ente nazionale sordi), in cui in alcune regioni è pressoché assente, per non parlare delle Associazioni territoriali ancora piuttosto deboli nel sensibilizzare il territorio sul tema della sordità. Manca una governance necessaria per fronteggiare le problematiche della comunicazione per le persone sorde anche in previsione del buon successo della campagna vaccinale, con quali tecnologie o servizi dedicati sono presenti nei territori per comunicare in modo efficace la prenotazione dei vaccini per le persone sorde?

La quotidianità per alcune persone sorde viene affrontata con alcune tecnologie utili, la trascrizione come AVA o web captioner; la trascrizione dei contenuti risulta un’ottima soluzione nella comunicazione delle persone e questa è stata dimostrata da alcuni dei soggetti coinvolti nel focus, soprattutto chi lavora in situazioni di smart working.
Alcune di loro riportano narrazioni positive e di successo in quanto si sono trovate meglio a lavorare con la chat o su video con AVA che garantisce una buona trascrizione, mentre per altri è fondamentale l’interpretariato che non sempre è disponibile in chat soprattutto quando ci si interfaccia con gli uffici pubblici, INPS.
Sono molte le variabili che intervengono nel peggiorare una situazione iniziale di svantaggio quando c’è una crisi che coinvolge la popolazione da tanti punti di vista. La tecnologia diventa e questo lo ha dimostrato, una soluzione per garantire un processo di lavoro e lo abbiamo visto con l’accelerazione dello smart working e della DAD a scuola.
Una tecnologia che sia usabile e diffusa da tutti e che svolga una funzione inclusiva per abbattere la disuguaglianza tra le persone più fragili.

Il nostro progetto andrà verso questa direzione!

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