Vai al contenuto della pagina

L’accessibilità culturale come diritto per tutti

L’accessibilità culturale significa dare la piena possibilità alle persone con disabilità di andare a teatro, al cinema… come tutti gli altri, ed è un diritto per legge come afferma la Convenzione ONU

di Martina Gerosa

Nel 1990 Maurizio Antoninetti inaugurava a Torrile (Parma), la prima Oasi LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) per l’osservazione degli uccelli resa accessibile alle persone allora chiamate handicappate, costrette come lui a muoversi in carrozzina. Vennero messe in pratica le sue idee “per rendere possibile portare di nuovo il corpo e le quattro ruote lungo sentieri o in mezzo a foreste, assaporare di nuovo il contatto con i profumi, i panorami, le acque fredde e veloci della natura intatta” (da una lettera di Maurizio alla rivista Airone nel 1986). Molti anni dopo, nel 2012, sempre in Italia, presso la Riserva Naturale delle torbiere del Sebino (Brescia) è stato inaugurato un percorso accessibile alle persone con disabilità sensoriali della vista, su progetto di Elisabetta Bianchessi in collaborazione con Marco Ceccherini. Oltre ai pannelli collocati lungo il percorso è stata realizzata una pubblicazione con chiare spiegazioni da leggere anche in braille, accompagnate da mappe visuo-tattili, con le diverse essenze arboree in rilievo, che consentono di esplorare questo luogo a chi non vede. Il volume è bello in realtà pure per chi vede, che può cogliere come il mondo possa essere rappresentato in tanti modi, così da essere percepibile anche da chi ha delle limitazioni.


Eliminare le barriere fisiche e sensoriali
Natura e Cultura. La sfida è renderle accessibili e fruibili da parte di tutti, eliminando non solo le barriere fisiche, ma anche quelle sensoriali.
Di strada in questi anni se ne sta facendo, ma molta è ancora da fare.
Quando, tra la gente comune, si pensa alle barriere è più facile fissare l’attenzione su gradini, pavimentazioni irregolari e su tutto ciò che può costituire un ostacolo a chi si muove sulle ruote. Più raramente si presta attenzione alle invisibili barriere contro cui va a sbattere chi non vede e/o non sente bene oppure chi vede e/o sente per nulla. O a quelle dovute dalla complessità dei messaggi espressi con parole difficili e con uno stile complesso per chi ha delle limitazioni di linguaggio.
L’accessibilità alla cultura e all’informazione, non solo la mobilità accessibile, è un diritto basilare, sancito dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Legge italiana numero 18 del 2009, divenuta norma oggi in 154 Paesi del mondo, l’80% di quelli facenti parte dell’ONU. Ci viene detto chiaramente nell’articolo 30 che occorre trasformare la realtà così che diventi inclusiva, accessibile a tutti, in ogni ambito del vivere collettivo: nella vita culturale e ricreativa, negli svaghi e nello sport. Che significa? Molto banalmente poter vedere un film o un video, andare a teatro, prendere parte a un convegno, accedere a un servizio pubblico, visitare un museo, usufruire delle informazioni da internet, partecipare alla vita sociale…
Se per eliminare un gradino occorre intervenire in fase di progettazione degli spazi in cui viviamo e ci muoviamo, per eliminare le barriere sensoriali occorre un impegno diverso, che in certi casi può essere complesso e oneroso, perché sono necessari interventi aggiuntivi come l’inserimento di strumenti e tecnologie o di particolari sistemi e applicazioni. In altri casi richiede semplicemente un cambio di mentalità e di atteggiamento, come quando si comprende che non è sufficiente predisporre – in un qualsiasi URP, ufficio relazioni con il pubblico – un tradizionale numero telefonico, ma un sistema multimodale che consenta di accedere al servizio attraverso canali comunicativi diversi. Già anni fa, un Comune alle porte di Milano introdusse la possibilità per ogni cittadino di scegliere la modalità che gli era più congeniale per rapportarsi alla Pubblica Amministrazione: fax, telefono, e-mail, sms, chat, video chat...

Quali limiti a un’accessibilità completa?
Un altro elemento che rende difficoltoso definire le soluzioni per rendere accessibili servizi, eventi e iniziative a tutte le persone e in particolare a quelle con disabilità sensoriali è legato al fatto che chi ha un deficit visivo e/o uditivo funziona in modo sempre particolare (a ben pensarci le differenze sono anche tra chi si muove sulle ruote: può essere o no autonomo nel dirigere la propria carrozzina). Così non è automaticamente garantita l’accessibilità a tutte le persone con disabilità uditive se si introduce un servizio di interpretariato di lingua dei segni piuttosto che un sistema di sottotitolazione in diretta: sarebbe bene garantire entrambi i sistemi di accessibilità, per esempio a un convegno. Ma di volta in volta, in presenza di risorse limitate, è da verificare cosa sia preferibile, rispondendo oltre che ai criteri dell’accessibilità universale, inclusiva direi, anche al principio dell’accomodamento ragionevole, introducendo “modifiche e adattamenti necessari e appropriati (che non impongono un onere sproporzionato o eccessivo), ove ve ne sia necessità, in casi particolari, per garantire alle persone con disabilità il godimento e l'esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali sulla base dell'eguaglianza con gli altri” (cendonpartners.it)
Rendere accessibile uno spettacolo teatrale così come un percorso museale non è cosa banale. Perché tanti sono gli aspetti da tenere in considerazione, l’ottimale in questi casi è lavorare in team multidisciplinari, affinché sia garantita “una pluralità di modalità comunicative e un uso appropriato delle tecnologie… facendo ricorso alla multi-sensorialità, all’interattività degli strumenti” come recita il “Manifesto della cultura accessibile a tutti” formalizzato nel 2012 a Torino. Occorre raggiungere un equilibrio tra ridondanza e semplicità: entrambe necessarie se si punta a un’“accessibilità inclusiva” che consideri ogni forma di disabilità, in particolare quelle legate ai sensi ma anche altre come ad esempio quelle collegate alle sindromi autistiche e cognitive. Un’esperienza interessante, in tal senso, in Italia si è realizzata con uno spettacolo teatrale per tutti, dedicato al famoso personaggio di Pinocchio di Collodi, messo in scena dall’associazione Li.Fra insieme all’associazione CulturAbile: Le avventure del Piccolo Burattino, in cui Segni, Parole (battute e audio descrizioni), Immagini (con fumetti), Con-tatto, Movimento… sono compresenti così da raggiungere ogni persona attraverso la sua peculiare via percettiva.

Articolo pubblicato su Amici di Follereau N.10/ottobre 2015

 

COMMENTA

COS'È PASSin

PASSin è uno spazio web dove si raccolgono informazioni su iniziative culturali accessibili alle persone con disabilità sensoriali, con difficoltà di vista e/o di udito.
PASSin è uno strumento per l'inclusione e la partecipazione di tutti.


SEGUI PASSin SUI SOCIAL

Facebook Twitter Youtube Instagram Google+ Pinterest